Il tursiope è la seconda specie più avvistata nelle acque del Mediterraneo e l’unica che trova il suo habitat privilegiato in corrispondenza della piattaforma continentale, dove rappresenta di gran lunga la specie più abbondante, con oltre lo 88 % degliavvistamenti (Gnone et al., 2021).
Il tursiope è dunque, tra tutte le specie presenti nel bacino del Mediterraneo, quella che più spesso interagisce con l’uomo e con le attività antropiche che si sviluppano all’interno della fascia costiera.
Il tursiope è noto per la sua plasticità comportamentale e per la capacità di sfruttare in modo opportunistico gli attrezzi da pesca per integrare la propria alimentazione. Tale comportamento può prevedere l’interazione con le reti da posta (piccola pesca artigianale), la pesca a strascico, le gabbie di itticoltura e altro.
Nel caso della pesca artigianale, l’azione del tursiope può causare, oltre alla depredazione della rete, anche un danno alla rete stessa, inasprendo il conflitto con i pescatori.
L’attività di depredazione comporta dei rischi anche per i tursiopi. Può succedere infatti che i delfini restino impigliati nella stessa rete che stanno depredando, con effetti immediati (mortalità acuta) e a lungo termine (entanglement cronico, ingestione di brandelli di rete).
Vi è inoltre la possibilità che i pescatori, nel tentativo di allontanare i tursiopi dalle reti, utilizzino soluzioni potenzialmente pericolose, come il lancio di petardi o, nei casi più estremi, l’uccisione deliberata o la mutilazione (Silvani et al., 1999).


Per tentare di ridurre la depredazione e mitigare il conflitto tra tursiopi e pescatori è stato proposto l’impiego di deterrenti acustici, ovvero di dispositivi applicati alla rete che si attivano in presenza degli animali (grazie a sensori acustici) ed emettono dei suoni deterrenti, nel tentativo di allontanare gli animali dall’attrezzo da pesca. Tuttavia, i tursiopi hanno mostrato la capacità di abituarsi, in un tempo relativamente breve, ai suoni emessi e bypassare così il deterrente. I moderni dispositivi prevedono l’emissione di una varietà di suoni, per ritardare il processo di apprendimento, ma sembra che i tursiopi siano in grado di “generalizzare” il segnale emesso dal dispositivo e l’efficacia dei deterrenti acustici sul lungo tempo resta incerta.

I deterrenti acustici contribuiscono inoltre all’inquinamento acustico, entrando potenzialmente in conflitto con il descrittore 11 della Marine Strategy Framework Directive (Introduction of energy, including underwater noise, is at levels that do not adversely affect the marine environment).

Per quanto concerne l’impatto sulle unità demografiche di tursiope i dati raccolti grazie all’attività diagnostica effettuata dal C.Re.Di.Ma. sulle carcasse di cetacei spiaggiati in Liguria dal 2015 (Reports Spiaggiamenti C.Re.Di.Ma. 2015-2016-2017­2018-2019) hanno rilevato, per le attività antropiche impattanti, un ruolo non trascurabile, certamente sottostimato, relativo all’interazione con le attività della pesca e all’impatto con natanti come ipotesi di causa morte nell’area, e, in particolare, un sensibile incremento di lesioni da catture accidentali (bycatch, o cattura di specie che non rappresentano il target di un’attività di pesca) a partire dal 2020 ad oggi.